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Vassoio a specchio ovale in vetro di murano

200.00 

VASSOIO A SPECCHIO OVALE IN VETRO DI MURANO 35 X 25 CM € 200 SPEDIZIONE GRATUITA LAVORAZIONE IN VETRO DI MURANO DITTA ONGARO FUGA DAL 1954 L’INCISIONE DEL DISEGNO E’ INSERITA A MANO NELLO SPECCHIO COMPLETO DI GARANZIA.
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VASSOIO  A SPECCHIO OVALE IN VETRO DI MURANO

Il vassoio  a specchio ovale in vetro di murano è un’opera d’arte è disegnata e realizzata con cura nei dettagli dai nostri artigiani specchieri, dai maestri vetrai per gli abbellimenti in vetro di Murano.

Lo specchio non è realizzato industrialmente, ma secondo l’antica tradizione veneziana degli specchieri.

Per uno stile più moderno, è possibile personalizzare contattandoci.

I veneziani, da sempre abili vetrai, nel 1318 tentarono di introdurre la lavorazione degli specchi in vetro a Venezia, con scarso successo: un tedesco, la cui identità rimase anonima, assoldato per insegnare la tecnica a due veneziani ed un muranese (Murzio Da Murano, Nicolò Cauco e un tal Francesco), scomparve nel nulla. Nel 1369 viene datata la prima produzione di specchi a Murano, il cui procedimento troppo complicato e oneroso, relegò lo specchio ad oggetto di lusso.

Il vassoio vetro di murano ovale è una lavorazione fatta con gli specchi veneziani/storia dello specchioVerso la metà del XV secolo, Angelo Barovier inventò a Murano il “cristallo”, un vetro così limpido, trasparente ed incolore da assomigliare al cristallo di rocca: sarà uno dei segreti degli specchi veneziani. Cento anni dopo (1540) Vincenzo Redor (o Rador), veneziano, mise a punto e brevettò un procedimento di spianatura e lucidatura delle lastre di vetro che consentì di ottenere specchi con superfici perfettamente piane e regolari. E’ lui l’inventore degli specchi veneziani.

La produzione del vassoio a specchio ovale in vetro di Murano è di gran qualità è si diffuse rapidamente e nel 1569 gli specchieri veneziani si riunirono in corporazioni, sviluppando nuove tecniche: alla fine del XVI secolo inizia l’incisione, con punta di diamante, dei vetri e degli specchi prodotti a Murano.

Il secolo successivo vide la produzione a Venezia di specchi decorativi, con funzione di arredo: le cornici, prima realizzate in legno, vengono coperte con liste di specchio molate, con cannucce, foglie e fiori di vetro (ideazione che si attribuisce al maestro muranese Giuseppe Briati). Le lastre vengono anche decorate con colori ad olio, mentre le parti lignee sono laccate o dorate secondo il gusto del tempo.

Grazie alla tecnica sopraffina e alla creatività degli artigiani lagunari Venezia conobbe un momento florido della sua storia e venne da subito imitata e copiata. Nonostante i divieti di divulgare, al di fuori del territorio della Serenissima, i segreti della produzione degli specchi (già nel 1271 le autorità veneziane redissero lo statuto della Confraternita dei vetrai, nel quale si proibì l’importazione di vetri dall’estero, negando ai vetrai stranieri la possibilità di lavorare a Venezia), molti artigiani veneziani emigrarono in diverse zone d’Europa, avviando produzioni locali in Spagna, in Inghilterra, in Germania, in Belgio, in Olanda, in Danimarca e, soprattutto, in Francia.

Luigi XIV, infatti, deciso ad interrompere il predomino artigianale veneziano, intraprese una sorta di politica estera per reclutare presso la propria corte gli abili maestri lagunari, affinché insegnassero i segreti della loro arte.
Nel 1665 alcuni operai muranesi vengono segretamente chiamati in Francia, dal ministro Jean-Baptiste Colbert, per avviare una produzione locale di specchi veneziani presso la corte del Re Sole; tra essi c’è un tal Gerolamo Barbin, nato a Murano nel 1634, il quale contribuì alla realizzazione della nota Galleria degli Specchi di Versailles.

Nel 1605 le autorità della Serenissima, per evitare l’emigrazione dei maestri vetrai e preservare i segreti delle loro tecniche di lavorazione, redissero il cosiddetto “Libro d’Oro” contenente i nomi degli appartenenti alla Magnifica comunità di Murano, da allora noti come la nobiltà vetraria dell’isola.

La famiglia Barbini verrà inscritta nel 1658.
Il tramonto delle glorie settecentesche della Serenissima fece diminuire la produzione degli specchi, ma la tradizione artigianale della laguna sopravvisse.

Nella seconda metà del XIX secolo la Società Salviati rilanciò la produzione di vetri artistici, restituendo orgoglio agli artigiani muranesi. Nel ‘900, invece, sarà Nicolò Barbini, con pochi altri, a salvare la produzione di specchi veneziani, quasi dimenticata all’inizio del secolo, reinterpretando un inestimabile patrimonio di tecniche e segreti, riproponendolo al mondo intero.

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